NICOLE ZIZA BAUER

by NICOLE ZIZA BAUER
on Darling magazine

Diario di viaggio di un'ospite speciale

Una Villa italiana che mi ha restituito a me stessa.

Si insinua lentamente, un po’ come un sassolino nella scarpa, che si fa sentire solo ogni tanto.
Se mi muovevo in un certo modo, o nel mio caso, se mi accorgevo di una certa schermata, pin o post, eccola che la sentivo: una minuscola fitta che risponde al nome di Irrilevanza.

L’accantonavo, pensando di essere solo invidiosa o troppo critica, pensando di dare troppo spazio a tutte quelle tendenze egocentriche che noi umani a volte dimostriamo. Ma con il tempo è peggiorata. O meglio, io sono peggiorata. Ho iniziato a infastidirmi e a reagire con cinismo a qualsiasi novità e a chiunque si autodefinisse “artistico” o “creativo” o stesse vivendo il periodo più bello della propria vita. Per quanto suoni tremendo, lo ammetto: nell’ultimo anno ho mentalmente alzato gli occhi al cielo più volte di quante io abbia mai fatto nella mia vita di adulta.

L’orgoglio è una radice particolarmente dura da estirpare, e spesso nasconde qualcos’altro.

Per me quel “qualcos’altro” era insicurezza (orrore! – nonostante resti fermamente convinta che il mio sia un gran decennio, quante donne sulla trentina possono dire di essere immuni dalla mancanza di fiducia in se stesse?).
Insicura, forse non ero sul binario giusto. Insicura, forse stavo perdendo importanza tra le mie cerchie di amici. Insicura, forse il tempo mi stava sfuggendo e io lo stavo sprecando. Tutto.
Sì. Quella ero proprio io.

E l’Italia cosa c’entra?

Da fuori nessuno se lo immaginerebbe. Ma è proprio questo il bello dell’essere diversi, non credete? L’avvicinarsi (anche a piedi – la location è davvero agevole da raggiungere) a Villa Tra’monti a Bassano del Grappa non corrisponde esattamente a quel senso di presunta grandezza che suscita la frase “Me ne vado in vacanza in Italia, in una villa”.

Niente vialone d’ingresso riservato, né staff in livrea e sull’attenti. Si esce dalla strada principale e subito a sinistra, proprio lungo lo svincolo, c’è il cancello della Villa.

La struttura in pietra con la sua silhouette quasi imperiosa nel suo stile moderno di metà secolo si staglia contro il panorama delle montagne, ora solo un’ombra blu contro il tramonto in lontananza.

Sono accolta da Carolina, proprietaria e gestore della Villa, la cui attenzione (se ne scusa con aria davvero contrita) è però rivolta altrove; la notte precedente c’è stata una grandinata e le sue piante, che incorniciano la proprietà, sono tuttora in condizioni critiche. “La maniglia è antica”, mi dice, “usi solo la chiave.” Fa scattare la serratura e spinge il cancello a sbarre.

Entriamo.
La sensazione di essere in un luogo speciale è immediata. C’è una luce calda e viva con il sole al tramonto che si riversa sul pavimento in legno, illuminando il divano rosa del salotto e le poltrone in abbinata. È la luce più bella che ci sia.

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Mi accamperei beatamente in ingresso, se potessi. Ma non posso.

Carolina mi porta in cucina, dove i colori mutano, dal rosa al giallo. Le pareti sono rivestite di piastrelle e c’è un frigo giallo nell’angolo, vintage nel vero senso della parola. Dentro c’è una bottiglia di prosecco con sopra il mio nome, messa in fresco in attesa di essere degustata. Mi viene detto di usare la cucina in tutta tranquillità, l’unico appunto riguarda la raccolta differenziata. È una casa ecologica, mi dice Carolina. L'energia rinnovabile è importante.

Mentre girovaghiamo per il resto della casa, Carolina mi racconta di come suo padre collezionasse opere d'arte. Scelti uno per uno, tutti i pezzi in casa, alcuni risalenti al XVII secolo, hanno una storia. La Villa, originariamente su due piani, se n’è visti aggiungere altri due negli anni Cinquanta; non i due superiori, come ci si potrebbe aspettare, ma i due inferiori.

A guidare il progetto fu l’architetto italiano Francesco Bonfanti. Rinnovarsi dal basso è stata una scelta intenzionale.
Prendo mentalmente nota di questa metafora di vita e seguo Carolina lungo il corridoio ad archi che conduce alla mia stanza.

Nei cinque giorni successivi, sia che mi risvegliassi a causa del jet lag con un cielo lavanda e i cipressi ondeggianti giusto fuori dalla finestra, sia che ritornassi alla Villa di primo pomeriggio per placare i miei poveri calcagni coperti di vesciche (maledicendomi per non aver messo in valigia i sandali), mi accomodavo nella tranquillità di Villa Tra'monti. Paradossalmente, questo luogo è vivissimo, in un modo però che non riesco a spiegare.

Il motivo di una tovaglietta. Una collezione di libri d'epoca dietro una tenda.I dettagli di un’applique. I miei occhi sembrano rilevare proprio quelle cose che non richiedono attenzione. Ne ricevo in cambio riconoscimento, e un senso avvolgente di ristoro.

Infine, la rivelazione: non sapevo quanto avessi bisogno di vedere un posto come questo. Un posto che non si scusa per com’è. Un posto dove il tempo è una forma d'arte, non un fardello.

Non sto solo parlando della magia che caratterizza l'Italia in generale, quella è ben documentata, ma di una casa che trasmette un senso davvero unico di appartenenza. La Villa non cerca di essere nient’altro che quel che è, e così facendo ti invita ad abbassare la guardia, a sentirti meno fuori luogo. Anche tu hai dettagli che aspettano solo di essere scoperti.
Infine, a distinguersi sono le parti che appaiono diverse.

A cementare tutto questo è la vista dal balcone al piano superiore.
Con lo sguardo che spazia oltre la storica Bassano, mi ricordo che la creatività è per natura (e proprio come la natura) senza confronto. Un sentimento profondo della propria identità è di per se stesso ricco di significato. Quando non cerchiamo di stare al passo, allora possiamo offrire qualcosa di nuovo. Qualcosa di fantasioso e realmente bello. Noi stessi. È questo che condividiamo. È questo che ispira. È questo il luogo in cui ci riposiamo.
È la pienezza delle nostre storie, con tutte le inaspettate tempeste che le percorrono e le tinte indipendenti che le colorano, la vera ricompensa.

P.S. Dopo questo soggiorno il sassolino non si è più fatto sentire.

 

Images via Nicole Ziza Bauer

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